COME VIVO QUI, NELLA RESIDENZA PER ANZIANI “HOTEL REGINA”

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La struttura si articola su due piani; al piano terra, oltre all’ingresso e alla direzione, sono ubicate la cucina, la lavanderia e un’ampia sala.

Al primo piano, nel salone molto ampio e ben arredato, si svolge la vita degli ospiti dell’ Hotel; lì si fa colazione, si pranza e si cena, oltre a trascorrere parte del tempo libero e, per chi vuole, guardare programmi televisivi. All’ingresso del salone,sul lato destro, oltre all’infermeria e al bagno, c’è una camera doppia.Al secondo e al terzo piano sono ubicate le dieci camere, cinque per piano, di cui due per piano sono singole. Al quarto piano è ubicata la mansarda, consiste in un’ampia stanza con tre letti, una piccola cucina ed un bagno. La struttura è fornita di un ascensore che arriva fino al terzo piano, poichè il quarto è riservato ai responsabili.

Gli ospiti per la maggior parte sono donne; l’età delle donne è compresa tra i 42 e i 97 anni; l’età degli uomini è compresa tra i 38 e i 74 anni.

La maggior parte delle donne ha patologie quali: Alzheimer,demenza senile, non-vedente, sindrome di Down, morbo di Parkinson, problemi di deambulazione da femore fratturato. Alcune anziane hanno solo problemi legati all’età.

Sono passati tanti mesi dall’incontro con la responsabile e con la collaboratrice, con le quali sono entrata subito in sintonia. Entrambe pur essendo diverse per carattere, si completano a vicenda. Riescono a gestire bene la struttura, si dedicano con impegno alla preparazione dei pasti che sono sempre vari e genuini.

Ho conosciuto tante persone che si sono avvicendate nella residenza.Alcune di loro sono anziane e pertanto non sempre riusciamo a capirci, mentre altre hanno patologie che impediscono di poter conversare; con alcune è possibile giocare a carte e qualcuna si dedica alla lettura di libri presenti nella biblioteca della struttura. Ci sono pure giovani che purtroppo non riescono a colloquiare per la loro patologia.

Dal primo giorno che sono venuta a vivere nella struttura, ho fatto subito conoscenza con la mia compagna di camera che tranne alcuni mesi siamo state sempre insieme. E’ una non-vedente che riesce tuttavia a non far pesare la sua deprivazione sensoriale. Aveva tredici anni quando, vivendo in Venezuela con la famiglia, manifestò una malattia agli occhi curata male a causa di un medico che non era medico ( abuso di professione), il quale in seguito fu arrestato anche per altri motivi; ironia della sorte in carcere studiò medicina, diventando davvero medico. Poi morì in carcere.

P., ritornò con la madre in Italia per curarle gli occhi con esito purtroppo negativo. Fino a quaranta anni riuscì ad avere un barlume di vista, ma avendo le cornee bruciate non poté sottoporsi all’intervento chirurgico.

Lei è sempre allegra, nonostante qualche momento passeggero di tristezza, canta, recita poesie, sa anche indovinelli, lavora a maglia avendo sviluppato molto il senso del tatto; i suoi lavori a maglia sono veramente dei capolavori: riesce a creare tante diverse fantasie. Alcune volte, su determinate cose , è intransigente.

Con alti e bassi vivo bene nella struttura; spero che altre persone che vivono in altre strutture siano tranquille e serene come noi. E siamo in attesa di sapere altre storie su come si vive in altre strutture.

A cura di Giuseppina Lucifora e Daniele Salone, logopedista.

 

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