Racconto di un’esperienza: il tennis da tavolo

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IMG-20160608-WA0004Mi chiamo Bea, ho sette anni e vivo a Marsala con la mia famiglia. Voglio raccontare la mia esperienza con il tennis da tavolo, uno dei miei hobbies preferiti.

Ho incontrato il mio istruttore per la per la prima volta in aeroporto, durante uno dei viaggi a Genova per sistemare i miei tutori. Lui si è fermato a parlare con me e con i miei genitori e mi ha proposto di cominciare il corso. Da allora non ho più smesso.

La mia mamma mi accompagna agli allenamenti due volte a settimana. Ho imparato, a poco a poco, a impugnare la racchetta, a tenere il polso morbido, a mantenere la pallina entro il tavolo, a essere determinata nei confronti dell’avversario e a seguire i consigli del mio istruttore.

L’allenamento comincia con il cambio sedia, perché uso una sedia speciale per giocare a ping-pong. Mentre io mi sistemo al tavolo, il mio allenatore monta la rete, prepara le palline e mi passa la racchetta. Prima di iniziare l’allenamento, mi raccomanda di non far rimbalzare mai più di una volta la pallina dal mio lato del tavolo, altrimenti il punto va all’avversario. Sto lavorando ancora molto sull’impugnatura della racchetta, sia per fare il tiro dritto che il rovescio. Il “diritto” è il colpo di base nel tennis e si esegue quando la pallina arriva alla parte destra del corpo, invece il “rovescio” è il colpo che si gioca quando la pallina arriva alla parte sinistra del corpo. Il mio allenatore mi ha spiegato subito che ogni incontro include tre partite e vince chi se ne aggiudica per primo due. Un giocatore vince un set quando raggiunge undici punti.

Adoro allenarmi e diventare sempre più brava. Non ho ancora partecipato a una vera partita da ping-pong, ma il mio obiettivo è proprio questo e la mia speranza di vincerne qualcuna.

a cura di Beatrice Draghici, con la collaborazione di Maria Rosaria Paternò (Neuropsicomotricista)

 

 

 

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